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mercoledì 30 maggio 2012

I nuovi modi di concepire il restauro: il centro storico

BERNARD BERENSON: recupero delle città d'arte "com'erano, dov'erano"

GIOACHINO DE ANGELIS D'OSSAT: volumetrie originarie, interni con adeguamenti moderni

GIULIO CARLO ARGAN, CESARE BRANDI, ANTONIO CEDERNA: no architettura moderna, conservazione allo stato di rudere, creazione di aree verdi

BRUNO ZEVI: architetture moderne con libertà stereometriche

ROBERTO PANE: rispetto delle volumetrie, rispetto del "genius loci", nuovi contenuti architettonici, nuovi materiali, nuove funzioni, incontro antico-nuovo nel restauro

RICHARD ROGERS: intervento "caso per caso"

MASSIMO PICA CIAMARRA: no ogni elemento di interesse storico, no qualsiasi intervento moderno, ruolo estetico e funzionale del restauro

RENATO BONELLI: no falsi storici, no conservazione delle supperfettazioni, riconoscimento del valore artistico, concezione estetica ed idealistica del restauro


Attuali tipologie di restauro

RESTAURO TIPOLOGICO: quello che ripropone la tipologia antica, mentre la forma può essere in alcuni casi moderna.

RESTAURO CRITICO-CREATIVO: l'intervento deve saper interpretare il vero valore dell'edificio, (non solo valore estetico) e deve essere creativo ossia essere in grado di inserire i giusti elementi contemporanei nel rispetto della presistenza.

PURA CONSERVAZIONE: Il restauro non va attuato, bisogna conservare tutto così com'è, poichè qualsiasi traccia che possiede l'edificio è importante.

lunedì 28 maggio 2012

La ricostruzione post-bellica e una moderna concezione del restauro italiano

Durante gli anni difficili della dittatura e della guerra, vengono finalmente approvate due importantissime leggi di tutela e una urbanistica:
Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 - Tutela di cose di interesse storico ed artistico
Legge n. 1497 del 1 giugno 1939 - Tuela delle bellezze naturali e panoramiche
Legge n. 1150 del 17 agosto 1942 - Legge urbanistica

Casi emblematici di ricostruzioni post-belliche

- Abbazia di Montecassino

Il monastero come si presentava alla fine del conflitto. Venne pesantemente bombardato dagli americani poichè credevano si nascondessero i tedeschi (notizia falsa)


Il monastero dopo il bombardamento


Il monastero ricostruito com'era e dov'era. Il cantiere fu finanziato interamente dal governo americano per chiedere ufficialmente scusa dell'errore dei suoi militari

La fedele ricostruzione in stile della Loggia del Paradiso del monastero benedettino cassinese


Piazza S. Carlo, Torino


Portici di p.zza S. Carlo sventrati dalle bombe


I danni delle bombe sugli edifici storici della piazza


Un salone del piano nobile senza più la copertura, distrutta dalla caduta di una bomba


La ricostruzione tale e quale, comprese anche le decorazioni pittoriche della volta




L'interno della basilica fino al 1943

Come si presentava la chiesa dopo l'incendio provocato dalla caduta di una bomba sul tetto ligneo

Per la ricostruzione si scelse lo stile neo gotico poichè erano riaffiorate dopo l'incendio le antiche strutture originarie gotiche



domenica 27 maggio 2012

Il restauro, strumento di propaganda della dittatura fascista italiana

Gustavo Giovannoni e la concezione di monumento:

Monumenti vivi: sono quei manufatti che posseggono ancora una funzione utile alla società come chiese, palazzi, etc.
Monumenti morti: sono quei manufatti che non posseggono più una funzione utile alla società come castelli, fortezze, templi, anfiteatri, etc.
In base a queste categorie, si andava a fare l'intervento di restauro, per i primi era consigliato fare un intervento di ripristino, liberandolo dalle supperfettazioni accumulatesi col tempo, andando a ricercarne lo strato più antico, per i secondi, non avendo pù una funzione utile alla società, dovevano essere lasciati allo stato di rudere, piuttosto facendo un anastilosi e consolidando alla fine il tutto.

Ritratto di Giovannoni

Alcuni esempi di sventramenti


- Via Roma, Torino

Via Roma oggi






Per diretta volontà del Duce, che da Palazzo Venezia voleva si vedesse il Colosseo, diede ordine di procedere al totale sbancamento della collina che li divideva. Durante i lavori di sbancamento vennero distrutti tantissimi ruderi dell'epoca romana.
In foto si vedono i lavori quasi ultimati, con lo sfondo dell'anfiteatro

Come si presenta la via attualmente. Le domeniche ed i giorni festivi, la via viene chiusa al traffico



- Curia senatoria (ex chiesa di S. Adriano Papa)


La chiesa prima dell'intervento di restauro, si notano già le impalcature per eliminare tutte le supperfettazioni barocche e riportarla al suo aspetto originario

L'interno, prima di essere demolito


Come si presenta l'edificio alla fine dei restauri dopo la totale rimozione degli stucchi e decorazioni.
Dopo aver completamente spogliato l'edificio,per portarlo come doveva essere in età romana, ci si è accorti che di originale dell'architettura classica era rimasto ben poco, pertanto si è deciso di ricostruire copiando l'originale, ma andando così a creare un falso storico

L'interno oggi



sabato 26 maggio 2012

Il restauro all'alba dell'Unificazione nazionale

La volontà di unificazione si manifesta anche nello stile, si decide nel mondo dell'arte e del restauro, di sceglerne uno quale stile nazionale italiano. Si sceglie il romanico, inserendo poi tutti i vari eclettismi sviluppatisi successivamente.
La scelta cade su quest'ultimo in quanto il più diffuso nella penisola italiana e poichè è doveroso ricordare, come il medioevo fosse all'epoca il periodo storico maggiormente tenuto in considerazione. Non si è scelto il gotico (altro stile medievale) in quanto considerato di derivazione barbara (i Goti) e rappresentava già la Francia attraverso le sue maestose cattedrali.



- Porta Palatina a Torino

La porta palatina prima dell'intervento di D'Andrade
L'edificio era diventato un condominio d'estrazione popolare

La porta palatina come si presenta oggi, isolata dal contesto e pedonalizzata.



- Castello Sforzesco a Milano

Il castello prima dell'intervento di restauro di Beltrami
Il castello oggi.
Dall'intervento si nota il raddoppio delle torri con la rispettiva ricostruzione della copertura con il rifacimento della merlatura dei muri di ronda

L'ingresso principale alla corte interna prima del cantiere

Come si presenta l'ingresso dopo i restauri.
Nel XVI secolo il Filarete aveva fatto uno schizzo della torre centrale, ma senza per questo essere realizzata. Beltrami trovandone il disegno decide di ricostruirla, credendola andata distrutta.



Agli inizi del XX secolo, il campanile crolla su se stesso, in quanto la struttura originaria non è più riuscita a sopportare i carichi aggiunti durante il 500 con la loggia e la cuspide. Viene copletamente distrutta la loggetta del Sansovino e una parte della biblioteca Marciana.
Vengono chiamati una serie di architetti per la ricostruzione; lo stesso Otto Wagner presenta un progetto secondo il gusto della secessione viennese.
Nonostante ciò, tutti i progetti vengono respinti, e la municipalità incarica Beltrami per ricostruire il campanile esattamente com'era e dov'era.
La nuova struttura è il calcestruzzo armato, ricoperto da un rivestimento che imita l'originale; è anche stata ricostruita la loggetta del Sansovino, ricoloccando quei pochissimi pezzi che si sono salvati dal crollo.

Il campanile ricostruito, come è oggi


domenica 20 maggio 2012

Alcuni esempi significativi di restauri di Viollet le Duc

- Basilica della Madeleine a Vézelay (1840)

Come si presentava la chiesa prima del restauro (foto effettuata con dagherrotipo da le Duc)


Dopo i restauri (foto effettuata con dagherrotipo da le Duc)


- Cattedrale di Notre Dame a Parigi (1845)

Ipotesi di restauro di rifacimento dei due campanili in facciata, mai realizzati e la guglia, andata a fuoco qualche anno prima, per un fulmine.
Verrà solamente realizzata la guglia, collocata tra transetto e navata, totalmente in ferro al posto della pietra (più leggera).
Sono finalmente restaurate le statue marmoree che adornano la facciata, gravemente danneggiate dal popolo parigino durate la rivoluzione.


La cattedrale oggi



Prima dei restauri (foto con Dagherrotipo)

s
La cittadella come si presenta oggi. Si notino la perfetta ricostruzione secondo il gusto medievale delle feritoie e la riproposizione in stile delle antiche coperture dei torrioni difensivi


Il castello prima del restauro

Disegni per il progetto di restauro.
L'edificio era stato scelto come dimora da Napoleone III e la sua famiglia. Se l'idea dell'architetto è di restaurare solamente quelle parti necessarie alla vita dell'imperatore, lasciando a rudere le altre, si dovrà poi piegare al volere di Napoleone III che lo vorrà interamente ricostruito in stile neogotico.
Il castello oggi. L'ingresso


venerdì 18 maggio 2012

Il restauro ottocentesco francese di Viollet le Duc

Eugène Emmanuel Viollet le Duc, achitetto restauratore francese, nel suo Dizionario ragionato sull'architettura, alla voce R definisce così il restauro:
La parola e la cosa sono moderne. Restaurare un edificio non è conservarlo, ripararlo o rifarlo, è ripristinarlo in uno stato di completezza che può non essere mai esistito in un dato tempo. [...] Abbiamo detto che la parola e la cosa sono moderne, e in effetti nessuna civiltà, nessun popolo, nei tempi passati, ha inteso fare dei restauri come li intendiamo oggi.


Frontespizio del Dizionario

Nei suoi interventi, il restauro non è finalizzato solo a se stesso, ma anche ad una sua rifunzionalizzazione una volta finito il cantiere.
Utilizza tutta una serie di nuovi materiali (acciaio, ghisa, beton armé) accanto a quelli tradizionali. Per esempio, l'inserimento di caloriferi in chiesa una volta finito il restauro di forme gotiche, sostituzione di elementi lignei danneggiati con elementi in ferro, utilizzo del cemento armato nelle murature etc.
Dalle sue relazioni di progetto, si è arrivati al metodo di lavoro di le Duc:
1) lettura diretta della fabbrica, per conoscere a fondo l'edificio poichè non si avevano i disegni medievali originali.
2) rilievo geometrico e metrico, per acquisire tutte le dimensioni, dal generale al particolare.
3) rilievo materico, per evidenziare i degradi.
4) rilievo strutturale, per studiarne i dissesti (quadro fessurativo), lesioni e deformazioni dell'edificio.
Da segnalare ancora l'abitudine di le Duc di servirsi di una primitiva macchina fotografica, il dagherrotipo, con la quale fotografava il bene prima dell'intervento e una volta finito il cantiere di restauro. Tutto ciò perchè, se il disegno era facile da sostituire nelle parti, la lastra fotografica no (per l'epoca).







domenica 13 maggio 2012

Quatremère de Quincy, letterato, filosofo e critico d'arte nel suo Dizionario storico dell'architettura fornisce una prima definizione di restauro: "Rifare ad una cosa le parti mancanti o guaste, o per vecchiezza o per altro accidente".
Detta poi in quale modo è più conveniente effettuare l'intervento:
1) utilizzare nelle parti da integrare, materiali simili ma diversi (la pietra al posto del marmo)
2)utilizzare le linee di inviluppo ossia nel rifare qualcosa di riccamente decorato, riproporlo senza scendere nei particolari.

Queste regole non sono concetti astratti, ma bensì molto concreti. Tutto ciò era già stato attuato per il restauro del Colosseo e dell' arco di Tito a Roma.

Veduta aerea




Contrafforte di Raffaele Stern (1806)



Contrafforte di Giuseppe Valadier (1814)


Nel 1818 inizia l'intervento su ciò che rimaneva dell' arco di Tito, prima, porta della cittadella fortificata della famiglia Frangipane, poi granaio e fienile; l'arco non aveva problemi in quanto erano presenti i due muri. Il convento di S.Francesca romana acquista l'area, addossando all'arco una parete, ma lasciando libera l'altra. Si crea così un dissesto, prontamente risolto con un contrafforte.
Con l'arrivo dei francesi, l'arco viene liberato sia del contrafforte che del muro del convento; il cantiere viene affidato a Stern per ricostruire le parti mancanti.
Stern deve accontentare i francesi che lo vogliono completo, ma anche l'abate Fea e Canova, poichè quest'ultimi non volevano una copia esatta, in quanto le leggi pontifice lo vietavano.
Stern utilizza il travertino al posto del marmo di carrara e non scolpisce più le parti che lui aggiunge, ma la morte lo sorprende senza che abbia potuto portare a compimento il lavoro.
Il cantiere passa nelle mani di Valadier, che riprendendo i progetti del suo predecessore, porta a termine l'opera tale e quale come Stern l'aveva concepita.

L'arco di Tito all'ingresso della cittadella dei Frangipane

L'arco con il contrafforte


L'arco oggi

sabato 12 maggio 2012

Dalla damnatio memoriae della Rivoluzione francese ad una nuova concezione del restauro di Viollet Le Duc
Con lo scoppio della Rivoluzione francese, la rabbia del popolo, il cosiddetto "terzo stato" esplose, la mattina del 14 luglio del 1789 venne attaccata la prigione-fortezza della Bastiglia, simbolo della monarchia francese.



Attacchi alla Bastiglia da parte del popolo parigino

Si è attuata una terribile damnatio memoriae, come accadde con la proclamazione del Cristianesimo quale religione dell'Impero romano; le stime parlano di una perdita di opere d'arte pari al 70%.
Il popolo, si accanisce contro quei monumenti simbolo dell' ancien regime, in quanto commissionate dai ricchi e per i ricchi (nobiltà e clero).
La distruzione avveniva brutalmente o si pianificava la demolizione sistematica, recuperando i materiali da costruzione.
Per ogni città venne nominata una commissione municipale, Parigi più di una, la quale decideva quali monumenti mettere in vendita e a chi affidare la demolizione.
Per fortuna in queste commissioni, c'erano delle persone colte che cercavano, per come potevano, di porre rimedio a questi scempi, uno di essi è Sansot, il quale con una clausa al contratto, stabilì che se nell'abbattimento l'imprenditore arrecava danni a case attigue o a persone, avrebbe dovuto pagare i danni. Grazie a questa clausa fu salvata da distruzione la cattedrale di Chartres, Clemont-Ferrand e moltre altre.


Cattedrale di Notre-Dame di Chartres

Cattredrale dell'assunzione di Clemont-Ferrand


Alexandre Lenoir, critico e collezionista di opere d'arte, prima di una demolizione di una cattedrale o di un altro monumento, si recava di nascosto portando in salvo quante più opere d'arte poteva.
Tutto ciò veniva portato a Parigi e depositato in magazzini. Quando il patrimonio divenne consistente, egli decise di aprire un museo dei monumenti, aperto per la prima volta al popolo.
Grazie a questa nuova iniziativa, il terzo stato cominciò a sensibilizzarsi sull'argomento, ma dato l'altissimo tasso di analfabetismo, le opere dovevano essere le più chiare possibili.
Lenoir fa ricorso al cosiddetto "restauro stilistico", rifacendo ex-novo quelle parti andate perdute o riadattando pezzi presi da diverse parti.

Nel 1793 per la prima volta, il nuovo stato francese si fa garante della conservazione del proprio patrimonio storico-artistico.
Il ministro Lakanal, inserisce all'interno di una lista tutti quei monumenti che andavano tutelati, chiunque fosse stato sorpreso a danneggiare o saccheggiare avrebbe dovuto pagare una multa; con il denaro si andava a riparare il monumento.